L’esperienza islandese si è appena conclusa per il DSGA Fabio Ippolito e le prof.sse Alessandra Savona ed Eleonora Traina. I primi giorni a Reykjavík si aprono nel migliore dei modi con giornate di sole, fredde e aspettative alte. Questo non è il primo corso a cui prendiamo parte, avendo già frequentato i programmi di Helsinki (2022), Dublino (2022) e Oslo (2023). Infatti non appena incontriamo Eduardo e il suo team, ci sentiamo a casa, con il giovane Eduardo che ci abbraccia come se fossimo amici da una vita.

Quest’anno sono rappresentati 15 paesi ed è presente anche il Regno Unito (!). Il programma che ci aspetta è incredibilmente ricco di attività e visite scolastiche (ben tre!). Le visite culturali ci porteranno alla scoperta di una terra di cui in realtà non conosciamo molto (tranne chi ha letto la guida Lonely Planet) ma non vediamo l’ora di scoprire. Il lunedì pomeriggio ci imbarchiamo nel tour naturalistico più incredibile mai fatto, il Circolo d’Oro. Alla scoperta di cascate, geyser e ghiacciai… non possiamo credere di non aver mai visto nulla di così bello e mozzafiato. Si potrebbe pensare quanto sia difficile vivere in un paese che lotta con il clima, sia in inverno per le basse temperature e le poche ore di luce, sia in estate quando ci si ritrova a desiderare qualche ora di buio. Ebbene, a quanto pare gli islandesi hanno imparato ad adattarsi alle difficili e variabili condizioni climatiche e a rendere gli elementi naturali, ghiaccio e fuoco, preziose risorse per un paese sostenibile e ricco.

Altrettanto sorprendenti le visite nelle scuole, principale obiettivo della nostra mobilità.

Ciò che ci colpisce, in particolare,  è la passione e l’amore che presidi e insegnanti che abbiamo incontrato danno alle loro scuole. Qui credo che sia il vero significato di persone totalmente dedite alla scuola, dove gli insegnanti parlano con passione delle iniziative didattiche che portano avanti (la maestra in biblioteca fa davvero tanto), delle regole che vogliono assolutamente che i ragazzi seguano (i telefoni sono vietati in tutta la scuola anche durante la ricreazione), il preside che aiuta a sparecchiare in mensa (e dopo questo abbiamo visto tutto). Si respira nell’aria un senso di felicità e di soddisfazione che provano insegnanti e studenti; la sensazione è quella di benessere dove docenti e studenti si assumono la responsabilità del proprio tempo e del proprio carico di lavoro e vivono la scuola nel miglior modo possibile. Molte lezioni sono dedicate allo sviluppo di abilità pratiche, arti, falegnameria, lezioni di cucina, dove gli studenti sono un numero esiguo e possono ricevere un’attenzione più mirata e individuale. Il calore con cui siamo stati accolti era nelle piccole grandi cose, nel sorriso del preside, negli sguardi dei bambini, in ogni piccolo gesto e attenzione che i nostri colleghi insegnanti avevano per noi, loro ospiti. È qui che ti rendi conto che l’insegnamento è la missione della vita, non solo un lavoro, e dove gli studenti imparano a diventare responsabili e autonomi insieme alle nozioni base delle materie.

Abbiamo iniziato questo percorso con tantissime aspettative e curiosità e sono state entrambe soddisfatte. Abbiamo imparato molte cose del sistema educativo islandese ma anche del loro stile di vita e della loro cultura. Ci sono così tante differenze che non sapremmo nemmeno da dove cominciare. Non sappiamo se è una questione di educazione o di cultura, ma quello che colpisce maggiormente è il rispetto che le persone hanno l’uno per l’altro, la dedizione che insegnanti e presidi hanno per le loro scuole, il comportamento che assumono gli studenti. Ho ammirato il modo in cui hanno cercato di creare una scuola democratica, inclusiva e flessibile, dove studenti e insegnanti si sentano felici e a casa.

Tutto qui è stato speciale, dall’organizzazione del corso, ai colleghi partecipanti, agli insegnanti e studenti che abbiamo incontrato, ai paesaggi meravigliosi. Ecco l’essenza del programma Erasmus, creare rete di persone, osservare il lavoro degli altri, fare confronti e innescare il cambiamento. Tuttavia, il cambiamento è un processo e richiede tempo. Rimbocchiamoci le maniche e iniziamo rendendoci perno di questo cambiamento.